Antonio Suetta è un vescovo cattolico italiano, dal 25 gennaio 2014 vescovo di Ventimiglia-San Remo.
Nato
25 novembre 1962 a Loano
Ordinato presbitero
4 ottobre 1986 dal vescovo Alessandro Piazza
Nominato vescovo
25 gennaio 2014 da papa Francesco
Consacrato vescovo
10 marzo 2014 dal cardinale Angelo Bagnasco
Nato a Loano (Diocesi di Albenga-Imperia e Provincia di Savona), il 25 novembre 1962, primogenito dei due figli di Giovanni (†) e di Maria Caterina Rembado (†).
Entra nel Seminario diocesano in Albenga nell’anno 1975 e consegue la Maturità Classica nell’anno scolastico 1980/1981.
Il 4 ottobre 1986, dopo il prescritto quinquennio di studi filosofici e teologici, è ordinato Sacerdote da S.E. Mons. Alessandro Piazza, Vescovo di Albenga-Imperia, nella chiesa Cattedrale di S. Michele Arcangelo, in Albenga.
Nel 1988, consegue la Licenza in Sacra Teologia presso la Pontificia Università Lateranense in Roma con la tesi “Il carattere escatologico della domenica”.
Ottiene, con decreto del Ministro dell’Università (D.P.R. n. 175 del 2 febbraio 1994), il riconoscimento del titolo accademico pontificio di Licenza in Teologia come “diploma di laurea dell’ordinamento didattico italiano”.
Nel 2009, consegue il Dottorato in Teologia presso il Pontificio Ateneo “Regina Apostolorum” in Roma con la tesi “Il peccato e la sua remissione nella Prima Lettera di Giovanni”, pubblicata dalle Edizioni del Pontificio Ateneo Regina Apostolorum”.
Descrizione araldica: scudo d’azzurro, alla palma al naturale fruttata d’oro, caricata del cane bracco d’argento fermo sulla punta di verde. Lo scudo è accollato alla croce astile trilobata d’oro e sormontato dal cappello vescovile verde con 12 fiocchi (1,2,3).
Motto: Scio cui credidi.
Spiegazione del significato: la palma, allegoria dell’eloquenza e del martirio e pure della pace susseguente alla vittoria, molto diffusa nel paesaggio ligure, indica il paese natale di Mons. Suetta, Loano, posto nella “Riviera delle Palme” e richiama altresì le origini agricole della famiglia, coltivatrice d’arboscelli di palma. I datteri d’oro mostrano la ricchezza dei frutti della fede operosa. Il cane, animale caro al vescovo, simbolo di fedeltà e di vigilanza, esprime l’adesione al compito, proprio dei successori degli apostoli, di custodire il gregge di Cristo; il suo colore argento significa le virtù dell’amicizia e dell’innocenza. Il motto “So a chi ho creduto” è tratto dalla seconda lettera di San Paolo a Timoteo (1,12) e manifesta la ferma fiducia in Gesù Cristo, unigenito Figlio di Dio, fonte dell’unica vera salvezza per l’umanità.
Qui la mia grande fiducia: anche rimanendo in pochi, si può conservare «la vittoria che ha sconfi tto il mondo», come ci ricorda san Giovanni (1Gv 5,4). Non lo dico da presuntuoso, come chi brandisce fede, dogma e tradizione come se fossero armi contro qualcuno, ma semplicemente con la verità dei fatti.
Controcanto - pagina 117